Gabriele d’Annunzio a Casoli: amicizia, arte e memoria tra le mura del Castello

Gabriele d’Annunzio a Casoli: amicizia, arte e memoria tra le mura del Castello

Nel cuore delle colline abruzzesi, dove la natura abbraccia la pietra e il silenzio parla ancora di storie antiche, sorge il Castello Ducale di Casoli. Non è solo un luogo storico: è uno spazio della memoria, un punto d'incontro tra arte e pensiero, tra ospitalità e visione.

Qui, alla fine dell’Ottocento, fu accolto Gabriele d’Annunzio, il Vate, ospite e amico del colto e raffinato Pasquale Masciantonio, figura centrale della vita culturale abruzzese del tempo.

Pasquale, avvocato, deputato e appassionato mecenate, trasformò il castello di famiglia in un cenacolo intellettuale, ospitando artisti, poeti, musicisti e filosofi. D’Annunzio lo chiamava affettuosamente "Pascal", un nomignolo confidenziale che testimonia un rapporto profondo, fatto di stima, leggerezza e condivisione. Il loro carteggio, ancora oggi conservato, rivela un’intesa vivace e intensa, fatta di pensieri alti e battute argute, di riflessioni politiche e suggestioni letterarie.

Durante i suoi soggiorni a Casoli, d’Annunzio trovò nel castello e nel paesaggio circostante un’oasi creativa. La quiete delle colline, il rigore delle pietre, la cultura che si respirava in quelle stanze, furono per lui fonte d’ispirazione. Nella sua piccola stanza – che chiamava affettuosamente la mia cella poetica – lasciò tracce visibili del suo passaggio. Ancora oggi, sul muro, si può leggere una delle sue frasi più celebri, incisa il 9 ottobre 1894:

«La pazienza è l’immortal nepente che afforza i nervi e l’anima ristora!»

Non era solo un verso: era una filosofia. Quella stanza, con i suoi graffiti poetici, fu testimone di notti di scrittura, di discussioni appassionate, di una vita culturale che fece di Casoli una vera e propria “piccola Atene d’Abruzzo”.

Nel castello, il poeta non era una figura distante, ma parte di una comunità viva, che guardava all’Abruzzo non come a un luogo marginale, ma come a una terra capace di generare bellezza e pensiero. Con i Masciantonio, e con altri amici del Cenacolo Abruzzese – come Michetti, De Titta, Barbella – d’Annunzio trovò una patria dello spirito, dove la cultura non era salotto, ma esperienza.

Oggi, il Castello Ducale di Casoli conserva non solo le pietre e gli affreschi del tempo, ma l’eco di quelle voci, di quella stagione irripetibile in cui la poesia abitava le stanze, e un’intera comunità si faceva culla di arte e visione.