Chiesa di Santa Reparata

Chiesa di Santa Reparata

La chiesa fu costruita congiuntamente dai casolani e dai laromani (abitanti dell’antica Cluviae). Il nome originario Liberata, con il tempo, fu deformato dalla pronuncia popolare in Reparata. La chiesa fu edificata ai margini del tratturo, lontano dall’abitato, che allora si limitava alla parte alta della collina.

L’aspetto attuale è dovuto alla ricostruzione eseguita dal 1948 al 1952, dopo che fu parzialmente danneggiata durante la Seconda guerra mondiale da uno spezzone di bomba alleata. La facciata ricalca il prospetto orizzontale della tradizione abruzzese. L’interno è a tre navate con archi a tutto tondo.

Dell’antica chiesa rimangono:
a) il portale finemente scolpito, spostato all’ingresso laterale destro;
b) i due altari degli apostoli Filippo e Giacomo, collocati alla fine delle due navate laterali;
c) l’arco trionfale del 1539;
d) una decorazione a bassorilievo scolpita su pietra bianca che accoglie nella nicchia una pregevole statua di Santa Reparata, realizzata alla fine del XVIII secolo;
e) la parte centrale del rosone della facciata;
f) alcuni elementi decorativi, incastonati nella parete di destra dell’ingresso.

Sulla parete di sinistra dell’ingresso si possono ammirare la lapide originaria, posta a ricordo dell’inizio dei lavori, e il trittico di Santa Liberata (v. informazioni all’interno). Invece è andato perduto, per eventi bellici e — nella fase di ricostruzione — per cause ignote, il pregio artistico più importante: il soffitto a cassettoni della navata centrale, con magnifici dipinti (v. informazioni all’interno).

La navata centrale della chiesa era impreziosita da uno splendido soffitto a cassettoni con magnifici dipinti eseguiti da Vittorio Buzzacarin tra il 1603 e il 1606, figliastro del celebre Polidoro di Mastro Renzo da Lanciano, attivo soprattutto a Venezia. All’altezza del presbiterio, oltre al soffitto, la navata presentava anche affreschi parietali dello stesso autore, raffiguranti «gli strumenti e le varie maniere di martirio, a cui fu sottoposta la Santa».

Il 26 novembre 1943, durante un bombardamento alleato, il tetto e il soffitto furono parzialmente distrutti. La parte recuperabile, pari a 135 m², scomparve misteriosamente durante i lavori di restauro e ricostruzione effettuati tra il 1948 e il 1952, in un silenzio mai chiarito. Una perdita gravissima per la comunità e per il patrimonio artistico della chiesa.

Dal 5 marzo 2014 è la sede della Parrocchia di Santa Maria Maggiore in Casoli.

Il Trittico Casolano: Santa Liberata tra fede e arte

Il trittico casolano ci mostra la giovane santa nel suo candido manto, con un’espressione incredula e le mani levate al cielo verso la mano di Dio benedicente.

Nei pannelli laterali, due angeli su basamenti iscritti restano raccolti in due nicchie sormontate da cupole, mentre sorreggono candelabri dorati.

L’iscrizione, suddivisa nei due pannelli laterali, riporta il nome dell’autore e la data di realizzazione:
Antonio di Francesco da Fossombrone, 18 aprile 1506.

Nel pannello centrale, un’altra scritta identifica senza dubbio la santa raffigurata:
Santa Liberata Vergine e Martire. 

Questa è la descrizione di Daniele Avanzati, che ha curato il restauro del trittico insieme a un gruppo di esperti, sotto la supervisione della Soprintendenza SABAP dell’Abruzzo. Avanzati informa che, nel complesso, il trittico si presentava in discreto stato conservativo.

Una valutazione filologico-stilistica ci viene invece offerta da Corrado Ricci:

«L’interessante dipinto prima di noi fu veduto e ricordato da Antonio De Nino e da Emilio Bertaux, ma non descritto nei suoi caratteri stilistici e nemmeno ricercato nel suo autore, quanto meritava».

Quanto poi alla scuola artistica d'appartenenza, sempre il Bertaux afferma:

«Non sarebbe umbra, bensì marchigiana, e più specialmente ancora, ascolana e, più specialmente ancora, crivellesca. Perché è evidente che il nostro pittore, sia per il tipo della Vergine, sia per le ricche stoffe e certe parti ornamentali dorate e in rilievo di stucco, mostra d’aver risentito dell’influsso di Carlo Crivelli, maestro allora dominatore appunto nel Piceno, e d’esser del gruppo di pittori cui appartennero l’Alamanni e Vincenzo Pagani».

 

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Church of Santa Reparata UK Flag

The church was built jointly by the citizens of Casoli and the Laromani (inhabitants of ancient Cluviae). The original name Liberata, with time, was deformed by popular pronunciation into Reparata. The church was built on the edge of the sheep track, far from the town, which at the time was limited to the upper part of the hill. The current appearance is due to the reconstruction carried out from 1948 to 1952, after it was partially damaged during the Second World War by an Allied bomb. The façade follows the horizontal elevation of the Abruzzo tradition. The interior has three naves with all-round arches. Of the ancient church remain: a) the finely carved portal located at the right side entrance; b) the two altars of the apostles Philip and James, located at the end of the two side naves; c) the triumphal arch of 1539; d) a relief decoration carved on white stone that houses, in the niche, a valuable statue of Santa Reparata, made at the end of the third century; e) the central part of the rose window of the façade; f) some decorative elements embedded in the right wall of the entrance. On the left wall of the entrance, you can admire the original tombstone placed in memory of the beginning of the work, and the Triptych of Santa Reparata (see information inside). Unfortunately, due to war events and during the reconstruction phase, for unknown reasons, the most important artistic value—consisting of a coffered ceiling of the central nave with magnificent paintings—was lost (see information inside). Since March 5, 2014, it has been the seat of the Parish of Santa Maria Maggiore in Casoli.